Perché continuiamo a dire “ha sempre fatto caldo” quando non è vero

Qualche giorno di fresco non cambia le cose: le temperature estreme che abbiamo registrato, specie in alcune zone dell’Italia, non sono un’anomalia passeggera, né l’ennesimo picco di un’estate semplicemente torrida. Sono l’ennesimo segno di una crisi sistemica, profonda, che da anni la comunità scientifica segnala come imminente e che oggi ci esplode addosso, tra ondate di calore estremo, incendi, siccità e blackout. L’estate 2025 non è affatto un’eccezione. È la nuova normalità.
Le temperature estreme di ieri sono la normalità di oggiNon è difficile rendersene conto, salvo adoperarsi in quella forma sofisticata di rimozione collettiva che gli esperti chiamano negazionismo climatico. Le temperature che una volta erano l’estremo oggi sono la regola. Dove una volta si registravano 28 o 30 gradi, oggi si toccano i 40. E in Sicilia, ci si è avvicinati ai 50. Cinquanta gradi. Una soglia che fino a qualche anno fa sembrava appartenere ai deserti.

Eppure, puntualmente, quando si parla di emergenza climatica, rispunta il vecchio mantra: “Ha sempre fatto caldo”. Accompagnato da qualche video d’archivio o da uno screenshot di previsioni meteo degli anni ’80. Ma il punto è che non ha sempre fatto questo caldo e soprattutto non in modo così costante, strutturale, prolungato.
La previsione di Evelyne DhéliatVale la pena, allora, ricordare un episodio emblematico. Era il 2014 quando la meteorologa francese Evelyne Dhéliat, volto noto del meteo su TF1, realizzò un’edizione speciale delle previsioni ambientata nel futuro: 19 agosto 2050. Un esperimento di comunicazione scientifica. La mappa mostrava Parigi con 40 gradi e punte di 43 nel sud della Francia. Una provocazione, forse, un avvertimento sicuramente. Ma a fine servizio, Dhéliat rassicurava: “Niente paura, è solo un esercizio immaginario”. E invece no. Perché oggi, undici anni dopo, quella previsione è già superata. In Francia si sono toccati i 41,6 gradi. Non nel 2050, ma ora.
È evidente che la realtà ha corso più veloce delle nostre proiezioni. E se oggi ripetessimo quell’esercizio, immaginando davvero il clima di metà secolo, probabilmente – o almeno è probabile secondo gli studi dell’IPCC – ci troveremmo di fronte a uno scenario peggiore. Ma non per l’effetto narrativo: per l’assoluta concretezza. Altro che fiction, la catastrofe non è davanti a noi. È sotto i nostri piedi.
Meteo e clima non sono la stessa cosa
Ed è fondamentale ribadirlo: meteo e clima non sono la stessa cosa. Le ondate di calore occasionali che si sono verificate nei decenni passati non possono essere paragonate a un trend climatico che ormai coinvolge l’intero pianeta e modifica profondamente le nostre vite.
Un fenomeno sotto gli occhi di tuttiI dati sono sotto gli occhi di tutti: lo scioglimento accelerato dei ghiacciai, l’aumento delle temperature medie globali, l’alterazione degli ecosistemi, la moltiplicazione di eventi estremi come alluvioni, incendi e tempeste. Le stagioni si confondono, i raccolti si riducono, le città soffrono sotto ondate di calore che mettono a rischio la salute pubblica.
Siamo oltre la fase dell’allarme. Siamo nel tempo delle conseguenze: il punto non è più se ci sarà un cambiamento radicale, ma se saremo capaci di governarlo. Altro che Don’t look up. Qui l’asteroide è già caduto. Ha lasciato il cratere, sollevato la polvere, incendiato i boschi. Inutile contemplare vecchie previsioni che sostengono come “alla fine, non è poi così diverso da prima”.
Luce